PATRIMONIO DI QUEL POSTO DA OLTRE 400 ANNI
Si può affermare con certezza che il rum è la più versatile tra le bevande alcoliche. Nonostante vari paesi a livello mondiale rivendichino la paternità, i Caraibi sono considerati la patria spirituale del rum. Questo prezioso nettare si incontra con la cultura e il patrimonio di quel posto da oltre 400 anni.
Ai Caraibi così come in altri Paesi produttori di canna (la pianta è originaria di Papua Nuova Guinea), l’industria del rum si è sviluppata a partire da quella dello zucchero, ma ai Caraibi il rum è stato fin da subito protagonista.
Nel XVII secolo, uno scrittore descriveva l’alcol chiaro trovato a Barbados come “caldo, infernale e terribile”.
Alcuni anni dopo le cose si sono evolute. Un capitano della marina olandese di ritorno dalle Indie Occidentali scriveva “i rum sono ora più piacevoli al palato e hanno acquisito un colore dorato durante il viaggio”. Nel XVIII secolo una botte del migliore rum invecchiato di Barbados venne ritenuta perfetta per la festa inaugurale di George Washington.
Per i successivi due secoli i produttori di rum dei Caraibi si sono impegnati nel perfezionare l’arte della fermentazione, distillazione, invecchiamento e blending.
Oggi, gran parte del rum è invecchiato in barili di rovere che donano un colore da dorato a scuro. Allo stesso modo dell’invecchiamento, se non più importante, è la fase finale della produzione, il blending – il momento in cui il rum viene abilmente combinato secondo la tradizione del singolo Paese e la personalità di ogni singolo produttore.